Le ipotesi si rincorrono da quando l’aereo civile russo è precipitato sulla penisola del Sinai: attentato, cedimento strutturale, guasto meccanico.
Ogni scenario è stato ritenuto plausibile, ma, fino a ieri, si era esposto in modo tanto esplicito. Lo hanno fatto gli USA, i cui servizi segreti si sono detti certi che l’incidente sia stato causato da un ordigno esplosivo deflagrato a bordo del velivolo. I dati a disposizione, per quanto incompleti (in particolare, manca ancora l’analisi completa delle scatole nere), condurrebbero a ritenere che qualcuno sia riuscito a introdurre una bomba sull’aereo, anche se, per l’esatta dinamica dei fatti, restano aperte due possibilità. La prima, quella di un passeggero attentatore, che quindi dovrebbe essere deceduto nell’esplosione, e la seconda, quella di un ordigno posizionato da qualche parte all’interno dell’aereo, forse nel carrello del cibo, come suggeriscono alcuni, anche se non si sa bene sulla base di quali dati. Gli Stati Uniti, in parte di certo anche per semplice prudenza, hanno deciso di sospendere i voli diretti a Sharm el Sheikh, assumendo una chiarissima posizione, peraltro subito condivisa anche dalla Gran Bretagna, che, perciò, ha dimostrato di ritenere plausibile l’ipotesi dell’attentato.
Di opinione opposta sembrano invece essere l’Egitto e la Russia, secondo i quali sui corpi delle vittime non sarebbero stati rinvenute tracce di decesso a seguito di un’esplosione. Anche in questo caso, però, le spiegazioni sembrano in parte contraddirsi l’un l’altra, determinando un quadro generale che non riesce affatto a chiarire la vicenda. Una delle tesi egiziane, ad esempio, sarebbe che l’aereo sia precipitato a seguito dell’esplosione di un motore, mentre, secondo un’altra tesi, l’incidente aereo si sarebbe verificato a seguito del cedimento della carlinga, a sua volta riconducibile ad una debolezza strutturale conseguente ad un precedente incidente in cui lo stesso velivolo sarebbe stato coinvolto nel 2001.
Di certe restano al momento solo le rivendicazioni dei gruppi vicini allo Stato Islamico, che continuano a inviare video e messaggi in cui sostengono di essere gli unici responsabili dell’episodio, invitando le autorità ad analizzare le scatole nere e promettendo di spiegare come sono riusciti a farlo.
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